Compreso tra il mare e il Vesuvio, il territorio si colloca in un unico ambiente urbano, caratterizzato da evidenti fenomeni di conurbazione, che vanno dalla città capoluogo fino a Sorrento, toccando la parte costiera, al centro del Golfo di Napoli.
Nel corso degli ultimi decenni, a partire dagli anni ‘50 del secolo scorso ad oggi, il territorio, dal punto di vista economico-produttivo, ha subìto profonde trasformazioni.
Dopo la chiusura dei grandi Pastifici, che avevano reso Torre Annunziata famosa nel mondo, si è proceduto a tappe forzate ad una rapida industrializzazione delle periferie della Città, dove sorsero industrie e fabbriche nei più disparati settori (Deriver, Dalmine, Italtubi ecc.).
Con l’avvento della post-industrializzazione e il declino di un determinato modello industriale, le fabbriche più importanti hanno chiuso i battenti lasciando insolute sia le problematiche di una eventuale “riconversione” strutturale sia, soprattutto, quelle relative alla bonifica dei terreni (vedi Italtubi) e del fiume Sarno, la cui opera immane di disinquinamento sta procedendo da decenni ed appare ancora incompiuta.
Da alcuni anni, nelle zone periferiche prima destinate ad insediamenti industriali, sono sorte alcune Aziende del settore nautico, ancora attive.
Inoltre, nell’area della ex Italtubi, su una superficie di 200.000 mq, dal 2019 sono in corso i lavori per la realizzazione del “Maximall Pompeii” (così denominato benché il Centro polifunzionale sorga, in realtà, sul territorio di Torre Annunziata), complesso multifunzionale di 67.440 mq.
L’opera, finalizzata a ridare slancio occupazionale, in un territorio molto difficile e provato, prevede 170 milioni di euro di investimento.
Essa, presentata e voluta come hub e co-attrattore turistico, dovrebbe richiamare milioni di turisti ogni anno nei suoi spazi, che comprenderanno:
un Hotel a gestione Marriott, un cinema/multisala, una grande Food Court, una immensa piazza multimediale di 6500 mq, una cavea per eventi di duemila posti. Il tutto immerso in una vasta area verde fruibile da tutta la collettività.
A tale opera sono rivolte le speranze di una effettiva rinascita di Torre Annunziata, senza sottovalutare il rischio di realizzare una “cattedrale nel deserto” che non serva a creare posti di lavoro per i residenti e che, soprattutto, non favorisca l’indotto.